Le ferite che colpiscono il piede diabetico non sono semplici ulcere e di conseguenza la loro valutazione e il relativo trattamento richiedono molta esperienza. I pazienti, prima di sottoporsi all’attenzione del medico o dell’infermiere, spesso si medicano autonomamente, aggravando lo stato delle lesioni.
Il primo punto fondamentale per la cura di un’ulcera diabetica consiste nell’analisi dei fattori che l’hanno provocata e nella loro eliminazione. L’esperienza clinica dimostra che i pazienti giungono all’attenzione dei sanitari solo dopo aver provato molti prodotti, spesso inutili e dannosi.
La valutazione e la cura delle ferite prendono in considerazione tre fattori fondamentali:
Una ferita può guarire solo se gamba e piede sono ben irrorati dal sangue: qualsiasi medicazione locale è inutile, oltre a essere dannosa, se il sangue non irrora l’arto, in quanto l’ulcerazione può già essere l’effetto della cronica mancanza di sangue.
L’infezione determina un rapido peggioramento della ferita ed espone al rischio di amputazione in quanto i batteri, propagandosi in profondità, infettano le ossa (osteomielite) e diminuiscono notevolmente le possibilità terapeutiche poiché l’osso è poco raggiungibile dagli antibiotici. L’infezione può rendere necessaria l’amputazione dell’arto e, in alcuni casi, mettere a repentaglio la vita delle persone.
Lo scarico della pressione, cioè la necessità di non appoggiare il piede a terra quando è lesionato, è un altro aspetto fondamentale della cura. Lo schiacciamento ripetuto dei tessuti durante il passo peggiora l’ulcerazione e non consente la guarigione. Anche la pressione da sola è in grado di sviluppare ulcere.
Questi sono i tre pilastri su cui deve basarsi il trattamento di tutte le ferite diabetiche. Prima dell’applicazione di qualsiasi sostanza o medicazione, è indispensabile garantire il rispetto di questi tre principi.
Le ulcere del piede diabetico si possono ulteriormente suddividere in superficiali e profonde, con sintomi locali o generali.
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